La Fondazione dona alle biblioteche e scuole dell’Elba il volume di Gianfranco Vanagolli

La Fondazione Isola d’Elba dona alle biblioteche e alle scuole dell’Elba il volume di  Gianfranco Vanagolli: “La Marineria dell’Isola d’Elba dall’età napoleonica alla fine della Toscana Lorenese.  Storia protagonisti immagini documenti”.
La Fondazione Isola d’Elba, con l’obiettivo di diffondere la cultura e la conoscenza delle tradizioni elbane a partire dai vecchi mestieri che interessavano l’economia dell’Isola prima dell’avvento del turismo, ha deliberato di donare alle biblioteche ed alle scuole dell’Elba, alcune copie del volume del Prof. Gianfranco Vanagolli “La marineria dell’Isola d’Elba dall’età napoleonica alla fine della toscana lorenese. Storia, protagonisti, immagini, documenti”, Edizioni Il Mare Libreria Internazionali, Roma, 2017.
Gianfranco Vanagolli, insegnante per molti anni nelle scuole medie inferiori e superiori elbane è Presidente onorario della Sezione di Italia Nostra dell’Arcipelago Toscano e Vicepresidente del Centro Nazionale di Studi Napoleonici.  Ha pubblicato numerosi saggi ed articoli su riviste italiane e straniere oltre a numerosi lavori di indagine storica, di storia della letteratura e di narrativa. Fra le sue ultime opere   Profili di autori elbani contemporanei, 2008; Napoleone all’Isola d’Elba. Le spie, 2014; con Il Foglio letterario, il romanzo Il tesoro del Carmine, 2016. E’ appena uscita, con Il Foglio Letterario, la seconda edizione accresciuta delle Leggende dell’Arcipelago Toscano.

Fondato su rigorose indagini archivistiche, il lavoro di Gianfranco Vanagolli rappresenta la prima ricerca organica sulla storia della nostra marineria dall'età napoleonica alla vigilia dell'Unità d'Italia. Essa prende in considerazione il naviglio, i marinai, il mondo armatoriale e quello delle costruzioni navali, dando nel contempo ampie informazioni sulle merci trafficate, sulle rotte percorse e su quelle vere e proprie "comunità di destino" che furono le Marine di Rio e di Marciana con le loro nutrite flotte di velieri d'alto bordo e la loro capacità di costituire dei vivai di comandanti e di equipaggi la cui perizia fu riconosciuta a lungo ad ogni latitudine, dal Mediterraneo al Mar Nero al Mar d'Azov al Mare del Nord agli Oceani. Aiutano il lettore e lo studioso un denso corpus di illustrazioni, costituito soprattutto da tavolette votive conservate nei santuari locali e una folta appendice di documenti che entra nel dettaglio del panorama cui si è fatto cenno. La marineria dell'isola d'Elba dall'età napoleonica alla fine della Toscana lorenese (Roma, Edizioni Il Mare Libreria Internazionale, 2017), risulta essere decimo nella "Classifica Bestsellers di IBS libri - Storia e Archeologia - Storia - Specifici eventi e argomenti - Storia della Marineria".
Questa mattina Patrizia Lupi, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Isola d’Elba, e l’autore hanno consegnato i volumi  alla Biblioteca comunale di Marciana Marina alla presenza del Consigliere delegato alla cultura  del Comune, Santina Berti.

Archeologia e storia della rada di Portoferraio

Portoferraio, 18 ottobre 2016

Anche quest’anno la Fondazione Isola d’Elba ha contribuito al proseguimento dello scavo della villa di San Giovanni presso la proprietà Gasparri a Portoferraio, diretto dal professor Franco Cambi dell’Università di Siena.

Valutato positivamente dalla Commissione Cultura e approvato dal CDA, il progetto dal titolo “Archeologia e storia della rada di Portoferraio”, che fa parte delle attività del gruppo AITHALE, formato dal professor Cambi, dal professor Marco Benvenuti, geologo dell’Università di Firenze e dal professor Alessandro Corretti, storico e archeologo della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha portato a risultati inattesi.

Nato come ricerca di un’attività metallurgica per la produzione del ferro, è poi virato sull’indagine di un edificio rurale romano. Inizialmente ritenuto un’articolata casa contadina si è poi rivelato una piccola villa rustica costruita poco prima del 100 a.C probabilmente di proprietà dei Valeri Messala, famiglia importante nella storia di Roma e nella romanizzazione dell’Italia.

Il ritrovamento della villa di San Giovanni è significativo in quanto testimonia il profondo cambiamento del paesaggio della rada di Portoferraio: bloccato dall’età arcaica fino al 100 a.C. sulla produzione metallurgica, si apre poi a un paesaggio più verde, agrario, caratterizzato dalla coltivazione di vigneti e frutteti. Sono stati infatti rinvenuti ampi recipienti per la fermentazione del vino, numerose anfore con contenuto biologico e coperchi per grandi contenitori ancora da studiare.

La villa si articolava su due piani: il pian terreno, dedicato probabilmente alla produzione agraria, e il primo piano, con funzione residenziale. Testimoniano tale struttura i pezzi del pavimento del piano superiore crollato per un devastante incendio databile in età imperiale, tra l’anno 0 e il 50 d. C.. Tale ritrovamento ha acquisito un’ulteriore valore per il mosaico con tesserine che disegnano linee o fiorellino stilizzati che lo caratterizza. Un tipo di decoro questo che rimanda chiaramente all’orizzonte culturale di Roma centro del potere del periodo.

Prezioso strumento di conoscenza della storia antica dell’isola, lo scavo è anche una palestra per la formazione di giovani archeologi. Il gruppo di scavo di quest’anno ha visto la partecipazione di studenti dell’Università di Siena, Pisa, Firenze, Bologna, Udine, Padova, di un giovane dottorando francese che si occupa di ricostruire l’ambiente antico dal punto di vista vegetale.

Da sottolineare anche le costante attività con le scuole elbane e non solo. Sono state ospitate quotidianamente due o tre classi delle scuole elementari, medie e medie superiori e anche quest’anno hanno fatto esperienza diretta dello scavo alcuni studenti liceali di Portoferraio nell’ambito dispositivo alternanza studio/lavoro. Organizzati in 2 gruppi di 5 persone ciascuno hanno affiancato l’équipe del professor Cambi per quindici giorni. Mercoledì 19 ottobre inoltre si sono recati in visita due classi del Liceo Scientifico Galilei di Siena.

Doveroso ricordare che l’impresa è sostenuta oltre che dalla Fondazione Isola d’Elba, dal Comune di Portoferraio, da Italia Nostra Arcipelago Toscano, da Moby e Toremar che hanno garantito biglietti scontati dei traghetti, dai fratelli Gasparri, che hanno dato ospitalità gratuita agli archeologi, dall’Azienda Agricola Antonio Arrighi, e dal contributo degli studenti stessi.

Fondazione Isola d’Elba – Commissione Cultura

Archeologia e storia della rada di Portoferraio. La villa rustica di San Giovanni

Proseguirà in autunno (18 settembre – 21 ottobre) la campagna di scavi della villa di San Giovanni presso la proprietà Gasparri a Portoferraio, diretta dal professor Franco Cambi dell’Università di Siena e sostenuta, tra gli altri, dalla Fondazione Isola d’Elba la cui Commissione Cultura, in accordo con il CDA, ha deciso di garantire anche per il 2017 un contributo a questa importante iniziativa che, nel corso degli anni, ha dato risultati sorprendenti.

Il progetto “San Giovanni” infatti era iniziato nel 2011 con una ricerca preliminare presso la chiesetta di San Marco volta a localizzare i forni antichi per la riduzione del ferro. Presto però si è orientata verso lo scavo e l’analisi di due edifici rurali del periodo romano, il primo costruito poco prima del 100 a.C., il secondo pochi decenni dopo, andati distrutti a causa di un violento incendio nella prima metà del I secolo d.C.

Proprietaria della villa rustica fu la potente famiglia senatoria dei Valeri Messallae, come dimostrano i frequenti bolli (veri marchi di fabbrica) rinvenuti su tegole e su frammenti di dolia, che riportano il nome di uno degli schiavi-manager dei Valeri: Hermia.

La piccola villa di San Giovanni rappresenta l’insediamento costruito due o tre generazioni prima, forse dal nonno o dal bisnonno del costruttore della maestosa e monumentale Villa delle Grotte situata sul promontorio soprastante, databile al terzo quarto del I secolo a.C.

L’ambiente centrale dell’edificio più antico è la cella vinaria, cantina nella quale erano cinque grandi orci infilati nel terreno fino all’orlo (dolia defossa), usati per la fermentazione del vino. La cella era un cortile coperto e aperto verso il mare. L’accesso a questi grandi vasi, di capacità compresa tra 1400 e 1500 litri, avveniva mediante soppalchi lignei. La villa aveva un primo piano, con funzione residenziale, dotato di robusti pavimenti in opus signinum con inserti di tessere calcaree.

Nell’ambiente a sud della cella vinaria sono state trovate numerose anfore del tipo comunemente usate dai Romani per il trasporto del vino. Si era pensato, allora, di avere individuato la parte della cantina destinata all’invecchiamento e affinamento del vino, procedimenti non facili nell’antichità, quando il vino inacidiva con una certa facilità. I numerosi semi trovati all’interno delle anfore non erano però acini bensì semi di melo, per di più fermentati.  Le analisi di laboratorio hanno mostrato che queste anfore contennero sidro. Altre indagini di carattere paleobotanico, in corso, stanno arricchendo considerevolmente il quadro relativo al paesaggio vegetale dell’Isola d’Elba in epoca tardo repubblicana dimostrando inoltre il radicale cambiamento del paesaggio della rada di Portoferraio dall’età arcaica, luogo di produzione metallurgica, al 100 a. C. in cui si apre alla produzione agraria, alla coltivazione di vigneti e frutteti.

Se nel 2016 è stato completato il rilievo delle strutture portuali situate a mare, di fronte al sito archeologico, il 2017 prevede accanto allo scavo la ricognizione intensiva e documentazione del promontorio delle Grotte e la ricerca di fondi per la copertura dell’area di scavo con materiali compatibili.

Il progetto “Archeologia e storia della rada di Portoferraio” è nato da un’idea del gruppo AITHALE, libera associazione nata dall’intento di favorire la ripresa di studi e ricerche sull’Isola d’Elba con particolare riferimento agli aspetti legati alla archeologia mineraria, alla archeometallurgia e alla produzione siderurgica antica. Il coordinamento di AITHALE afferisce a Marco Benvenuti (Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze), Franco Cambi (Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, Università di Siena), Alessandro Corretti (Scuola Normale Superiore di Pisa). Responsabile dello scavo è la Dott.ssa Laura Pagliantini che guiderà gli studenti di archeologia impegnati nella campagna.

Il progetto è reso possibile da Archeologia Diffusa, associazione che si occupa professionalmente di ricerche storiche, archeologiche, ambientali. 

 

Anche quest’anno la visita agli scavi sarà aperta a scolaresche, associazioni, imprese e cittadini; anche la Fondazione Isola d’Elba non mancherà all’appuntamento e come di consueto organizzerà una visita guidata per i suoi soci. 

Alessia Barzaghi - commissione cultura