Archeologia e storia della rada di Portoferraio. La villa rustica di San Giovanni

Proseguirà in autunno (18 settembre – 21 ottobre) la campagna di scavi della villa di San Giovanni presso la proprietà Gasparri a Portoferraio, diretta dal professor Franco Cambi dell’Università di Siena e sostenuta, tra gli altri, dalla Fondazione Isola d’Elba la cui Commissione Cultura, in accordo con il CDA, ha deciso di garantire anche per il 2017 un contributo a questa importante iniziativa che, nel corso degli anni, ha dato risultati sorprendenti.

Il progetto “San Giovanni” infatti era iniziato nel 2011 con una ricerca preliminare presso la chiesetta di San Marco volta a localizzare i forni antichi per la riduzione del ferro. Presto però si è orientata verso lo scavo e l’analisi di due edifici rurali del periodo romano, il primo costruito poco prima del 100 a.C., il secondo pochi decenni dopo, andati distrutti a causa di un violento incendio nella prima metà del I secolo d.C.

Proprietaria della villa rustica fu la potente famiglia senatoria dei Valeri Messallae, come dimostrano i frequenti bolli (veri marchi di fabbrica) rinvenuti su tegole e su frammenti di dolia, che riportano il nome di uno degli schiavi-manager dei Valeri: Hermia.

La piccola villa di San Giovanni rappresenta l’insediamento costruito due o tre generazioni prima, forse dal nonno o dal bisnonno del costruttore della maestosa e monumentale Villa delle Grotte situata sul promontorio soprastante, databile al terzo quarto del I secolo a.C.

L’ambiente centrale dell’edificio più antico è la cella vinaria, cantina nella quale erano cinque grandi orci infilati nel terreno fino all’orlo (dolia defossa), usati per la fermentazione del vino. La cella era un cortile coperto e aperto verso il mare. L’accesso a questi grandi vasi, di capacità compresa tra 1400 e 1500 litri, avveniva mediante soppalchi lignei. La villa aveva un primo piano, con funzione residenziale, dotato di robusti pavimenti in opus signinum con inserti di tessere calcaree.

Nell’ambiente a sud della cella vinaria sono state trovate numerose anfore del tipo comunemente usate dai Romani per il trasporto del vino. Si era pensato, allora, di avere individuato la parte della cantina destinata all’invecchiamento e affinamento del vino, procedimenti non facili nell’antichità, quando il vino inacidiva con una certa facilità. I numerosi semi trovati all’interno delle anfore non erano però acini bensì semi di melo, per di più fermentati.  Le analisi di laboratorio hanno mostrato che queste anfore contennero sidro. Altre indagini di carattere paleobotanico, in corso, stanno arricchendo considerevolmente il quadro relativo al paesaggio vegetale dell’Isola d’Elba in epoca tardo repubblicana dimostrando inoltre il radicale cambiamento del paesaggio della rada di Portoferraio dall’età arcaica, luogo di produzione metallurgica, al 100 a. C. in cui si apre alla produzione agraria, alla coltivazione di vigneti e frutteti.

Se nel 2016 è stato completato il rilievo delle strutture portuali situate a mare, di fronte al sito archeologico, il 2017 prevede accanto allo scavo la ricognizione intensiva e documentazione del promontorio delle Grotte e la ricerca di fondi per la copertura dell’area di scavo con materiali compatibili.

Il progetto “Archeologia e storia della rada di Portoferraio” è nato da un’idea del gruppo AITHALE, libera associazione nata dall’intento di favorire la ripresa di studi e ricerche sull’Isola d’Elba con particolare riferimento agli aspetti legati alla archeologia mineraria, alla archeometallurgia e alla produzione siderurgica antica. Il coordinamento di AITHALE afferisce a Marco Benvenuti (Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze), Franco Cambi (Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, Università di Siena), Alessandro Corretti (Scuola Normale Superiore di Pisa). Responsabile dello scavo è la Dott.ssa Laura Pagliantini che guiderà gli studenti di archeologia impegnati nella campagna.

Il progetto è reso possibile da Archeologia Diffusa, associazione che si occupa professionalmente di ricerche storiche, archeologiche, ambientali. 

 

Anche quest’anno la visita agli scavi sarà aperta a scolaresche, associazioni, imprese e cittadini; anche la Fondazione Isola d’Elba non mancherà all’appuntamento e come di consueto organizzerà una visita guidata per i suoi soci. 

Alessia Barzaghi - commissione cultura